L’uso di nuove biotecnologie, applicate
nel campo dell’agricoltura, della zootecnia e della medicina, suscitano
analoghe inquietudini, perché presto potrebbero divenire necessità vitali
non appena incorporate nel regime socio-economico delle abitudini e dei
bisogni. Bisogna stare in guardia dal liquidare semplicisticamente,
definendo “paure irrazionali” o “ostacoli” al progresso della scienza,
motivate preoccupazioni nutrite su un uso liberale e liberalizzato delle
tecniche biomolecolari d'ingegneria genetica, applicate sia in campo animale
che vegetale. La liceità dell’uso di biotecnologie è legata alla valutazione
delle possibili conseguenze in termini di rischio a carico degli organismi
viventi a breve termine e alle possibili ripercussioni di impatto ambientale
a lungo termine. Per questo è necessario soppesare attentamente la reale
utilità, le potenzialità e i vantaggi connessi all’uso delle tecniche
biogenetiche. Fuor di dubbio sono da condannare, sia sul piano etico
che sul piano scientifico, l’uso delle tecniche di laboratorio d'ingegneria
genetica indirizzate alla “clonazione riproduttiva”, cioè in grado di
creare artificialmente in provetta, al di fuori quindi di un processo
naturale, un essere vivente geneticamente identico ad un altro. Ciò
sovvertirebbe il principio biologico universale di identità, di unicità e di
irripetibilità degli esseri viventi.
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