APPRENDIMENTO DI BASE: Dio
assegna all’uomo il ruolo di gestore responsabile della natura e gli
chiede di rispettare la bontà propriamente insita nel progetto originario
della creazione; lo invita all’ubbidienza, onde evitare un uso disordinato
delle cose che potrebbero sfociare in disarmonie della natura e nel
creato. Il racconto biblico descrive che Dio, sul piano etico, affida
all’uomo il compito di coltivare i beni della natura e di averne cura,
nella consapevolezza che tutte le cose create da Dio sono buone e
perfette, ed esistono in funzione dell’uomo. Per questo motivo lo invita a
custodire l’integrità della natura con il dovere primario di rispettare la
vita dell’uomo. Ammonisce che violare la legge di Dio insita nella
creazione potrebbe significare una sfida dell’uomo al Creatore. Uno dei
principi fondamentali a cui l’uomo dovrà attenersi è la tutela e il
rispetto della biodiversità della natura, quale valore di straordinaria
ricchezza per l’umanità. Nelle intenzioni divine c’è l’interdipendenza
delle creature le une dalle altre, onde evitare il senso di
autosufficienza di ciascuna di esse: ogni creatura non basta a se stessa,
ma esiste solo in dipendenza dell’altra, per essere al servizio,
integrarsi e completarsi con l’altra. Bellezza, armonia e perfezione del
creato sono il frutto della creazione degli esseri viventi nella diversità
e all’interno delle relazioni esistenti tra loro. Il racconto biblico
della creazione descrive con chiarezza che Dio assegna all’uomo sul piano
etico il compito di custodire l’integrità della natura e il dovere di
rispettare la vita dell’uomo. Queste motivazioni inducono la Chiesa
Cattolica a ritenere che manipolare il genoma degli esseri viventi, con la
presunzione di modificare la natura, potrebbe rappresentare non tanto un
progresso scientifico quanto un “boomerang” dalle conseguenze nefaste per
l’umanità. Il rispetto delle leggi inscritte da Dio nella creazione
costituisce per l’uomo non solo un fondamento religioso, ma anche un
dovere morale e un principio di saggezza.
APPROFONDIMENTO: Nel primo libro della Genesi
Dio traccia un progetto di armonie idonee al raggiungimento del benessere,
della pace e della felicità universale dell’uomo; nello stesso tempo fissa
i principi etico-morali che l’uomo dovrà responsabilmente rispettare per
corrispondere alla sapienza e alla volontà di Dio espresse nell’opera
della creazione. Per questo motivo Dio chiede
all’uomo l’abbandono filiale e la fiducia incondizionata,
affinché la “Fede” lo aiuti e lo guidi nella ricerca della verità, e
illumini la sua ragione nella retta intelligenza. Questo sarà il segno
dell’alleanza e il pegno di fedeltà verso il suo Creatore.
Dio assegna all’uomo il compito di gestore della
natura: gli chiede di rispettare la ‘bontà’ propriamente insita
nel progetto originario della creazione, investendolo della responsabilità
di coltivare i beni della natura e di averne cura, nella consapevolezza
che tutte le cose create da Dio sono buone e perfette, ed esistono
in funzione dell’uomo. Lo invita all’ubbidienza, onde evitare un uso
disordinato delle cose che potrebbe sfociare in disarmonie della natura e
nel creato. Dio stesso fissa regole e principi fondamentali. La prima
regola da osservare è la tutela dell’integrità fisica e della vita
dell’uomo. L’uomo non può attentare all’esistenza di un suo simile senza
attentare a Dio medesimo, di cui ogni uomo è l’immagine: «chi sparge il
sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso» (Gen. 9,6). Un secondo
principio a cui l’uomo deve attenersi è la “tutela
della natura e il rispetto della biodiversità”, quale valore
d’inestimabile e straordinaria ricchezza per l’intera umanità.
Dio crea la coppia mettendo la donna
accanto all’uomo: «non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un
aiuto a lui corrispondente… i due diventino una sola carne» (Gen.
2,18). Tra uomo e donna vigono uguale dignità e
reciproca attrazione; essi sono chiamati a esistere l’uno per
l’altro e non soltanto l’uno accanto all’altro. Nelle intenzioni divine la
donna non rappresenta solo una persona che funge da compagnia, ma ha lo
scopo di integrarsi armonicamente con l’uomo nel completamento
vicendevole, uniti insieme in una funzione reciprocamente arricchente
grazie alla loro diversità. Ciò vuol dire che Dio ha voluto l’interdipendenza
delle creature le une dalle altre, onde evitare il senso d'autosufficienza
di ciascuna di loro. Le innumerevoli diversità che caratterizzano la
natura umana stanno a significare che nessuna creatura è autosufficiente o
basta a se stessa, ma che esiste solo in dipendenza dell’altra, per essere
al servizio, integrarsi e completarsi con l’altra. È il principio
fondamentale della “complementarietà”
insito nella natura biologica di tutti gli esseri
viventi. |
Una caratteristica peculiare
che gli scienziati del secolo scorso hanno scoperto riflettersi fino alle
radici bio-molecolari della vita, cioè nella
struttura del DNA, costituito da due eliche
complementari che dipendono vicendevolmente l’una dall’altra, ma
insieme indispensabili nell’esprimere il codice genetico che identifica e
caratterizza unicamente ciascun essere vivente esistente sulla terra,
animale o vegetale.
Bellezza, armonia e perfezione del
creato sono il frutto della creazione degli esseri viventi nella diversità
e all’interno delle relazioni esistenti fra loro. L’uomo le ha scoperte,
le scopre continuamente come leggi perfette che stanno alla base dei
meccanismi regolatori del processo evolutivo del mondo vivente, ma non può
non ignorare il limite delle sue cognizioni. La ricerca è in continua
evoluzione: tutte le conoscenze fino ad oggi acquisite sulle enormi
potenzialità e sui miliardi di informazioni veicolate dal genoma umano
nell’esprimere la vita, purtroppo ancora non ci dicono “tutto” su quello
che i geni fanno e su come la cellula funziona nella sua interezza e
complessità. Nell’attesa che la scienza riesce a penetrare ‘con certezza’
il mistero della vita, è doveroso impegnarsi nel rispettare la “vita” e
la “natura”: “elementi” che devono
costituire per l’uomo “oggetti” di
contemplazione, ma non “soggetti” di
manipolazione. Per questo lo scienziato, con grande umiltà,
nell’ammettere i suoi limiti dovrà fare un ‘uso responsabile’ delle
attuali tecnologie raggiunte dalla ‘biologia molecolare’, rinunciando alla
“tentazione” di avventurarsi in progetti di ricerca volti ad intaccare in
maniera permanente la natura biologica degli esseri viventi, se non dopo
averne valutati con estrema sicurezza i rischi per l’umanità, a breve e a
lungo termine.
Il racconto biblico della creazione descrive con
chiarezza che Dio assegna all’uomo sul piano etico “il compito di
custodire” l’integrità della natura e “il dovere di rispettare”
la vita dell’uomo così come ci è stata consegnata da Dio. Ammonisce che la
tendenza naturale dell’uomo all’egocentrismo o alla radicale
autosufficienza comporterà la punizione esemplare da parte di Dio
creatore.
Dopo circa 2000 anni di storia l’uomo ha fatto enormi progressi
scientifici, ha fatto grandi scoperte nel campo della tecnica, della
biologia e della medicina. Recentemente è entrato addirittura nel codice
genetico degli esseri viventi, acquistando un enorme potere sulla vita
stessa dell’uomo ma, nello stesso tempo, si è accollato una grande
responsabiltà su questioni morali e scelte vitali inerenti il suo destino.
Per questo la “Chiesa Cattolica” afferma che
violare le basi biomolecolari della vita, manipolando il codice genetico
del DNA, significa per l’uomo trasgredire i principi codificati nel
progetto divino della creazione, commettendo una disubbidienza
paragonabile a quella delle origini.
-Manipolare il DNA, con lo scopo di
modificare la natura dell’essere vivente, o peggio ancora per operarne la
sua clonazione, pone problemi di natura scientifica e di bioetica,
sicuramente contrari ai principi della biodiversità su cui si fonda la
selezione naturale e il meccanismo di evoluzione di tutti gli esseri
viventi, animali e vegetali.
-Manipolare il DNA degli esseri
viventi rappresenta un problema che investe anche l’etica religiosa,
potendovisi ravvisare gli estremi di una sfida dell’uomo a volersi
sostituire a Dio creatore.
Queste motivazioni inducono la Chiesa Cattolica a ritenere che
alterare il genoma degli esseri viventi, con la presunzione di modificare
la natura, potrebbe rappresentare non tanto un progresso scientifico
quanto un “boomerang” dalle conseguenze nefaste per l’umanità intera.
“Il rispetto” delle leggi inscritte nel
progetto divino della creazione deve rappresentare per l’uomo non solo un
fondamento religioso, ma anche un dovere morale e un principio di saggezza. |