La critica contestuale afferma che il racconto della creazione, prima di
essere interpretato, va “spogliato” della sua veste mitica e del suo
linguaggio simbolico, sottoponendolo ad un processo d'analisi storica al
fine di far emergere la sua verità profonda che intende trasmettere,
sicuramente non in termini scientifici, quanto invece sul piano religioso.
Il mito, tipica espressione del tempo e della cultura delle civiltà
primitive, va “recuperato” inquadrandolo nell’ambito della ricerca
esistenziale che da sempre ha coinvolto il pensiero umano; va
“demitizzato”, cioè purificato da ogni riferimento politeista e da ogni
elemento antropomorfo, per ricercarvi le intenzioni originarie dell’autore
biblico:
“La creazione deriva senza sforzo dalla sola Parola di Dio, e
costituisce una rappresentazione di ciò che Dio si propone, cioè un mondo
sereno e bello in cui tutto è indirizzato verso il bene degli esseri
umani. Il peccato non potrà mai deturpare in modo permanente l’originario
intento divino, perché il mondo di Dio alla fine trionferà”.
Alla luce delle tendenze insite nella cultura del nostro tempo, legata ad
interpretare gli eventi essenzialmente secondo un modo di pensare basato
su un criterio di logica consequenziale, è compito supremo della Chiesa
Cattolica attuare adeguati mezzi formativi e di comunicazione, in grado di
“tradurre” l’aspetto mitico del racconto biblico, fornendo gli elementi
necessari per far capire il “senso del messaggio religioso” che l’autore
biblico intendeva trasmettere. Altrimenti si corre il rischio che esso
venga rigettato aprioristicamente. È chiaro che la risposta della Bibbia
non è indirizzata ad un accertamento scientifico. La Bibbia, uno scritto
concepito e redatto oltre 2000 anni fa, considerando il livello culturale
del tempo, non poteva mai e poi mai entrare nel merito della concezione
scientifica delle origini.
La questione delle origini del mondo è stata da sempre oggetto di numerose
ricerche scientifiche che man mano hanno arricchito straordinariamente le
nostre conoscenze sull’età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle
forme viventi, sull’apparizione dell’uomo sulla terra. L’intelligenza
umana fino ad ora non è stata in grado di fornire una risposta certa ed
esaustiva sulle origini del mondo e della vita sulla terra. Oggi gli
scienziati, in definitiva, possono constatare, verificare e imitare,
scoprire e riprodurre fenomeni, ma “di certo” rimane solo da ‘stupirsi’
di fronte alle meraviglie della natura, e ‘limitarsi’
a contemplare la perfezione assoluta insita nelle opere del creato.
Nell’attesa che le ricerche scientifiche formulino risposte definitive
sull’origine del mondo, noi cristiani dobbiamo porci il quesito ‘da
dove veniamo’ e ‘qual è il nostro fine’? Due domande che investono
l’uomo non soltanto sul piano speculativo (filosofico, esistenziale e
religioso), ma soprattutto sul piano etico-morale, in quanto condizionano
e determinano il nostro agire nei rapporti con il nostro simile. A questi
interrogativi, partendo idealmente dalla creazione del mondo, proseguendo
con la preistoria dell’umanità prima di Abramo e agganciandosi infine alla
storia del popolo eletto di Israele, la Bibbia indica la sua risposta
chiara e coerente, attraverso i suoi scritti che si evolvono dinamicamente
attraversando le diversità di storia e il pluralismo di culture dei popoli
del vicino Oriente Antico, in un arco di tempo di circa 1000 anni prima
della venuta di Cristo.
La Bibbia ci fornisce essenzialmente la sua
“risposta religiosa”, in grado di consentirci l’acquisizione di quel
minimo di conoscenza necessaria a poter trasformare il messaggio
spirituale inviato da Dio in una risposta orientata al “senso esistenziale
della vita”.
La Bibbia ci invita a riflettere sulla “vera
natura dell’uomo” e indica il ruolo attivo che gli compete all’interno del
progetto divino della creazione. |