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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



PREPARAZIONE ALLA LETTURA DELLA BIBBIA - LINEE GUIDA
 
3 -Le profezie della Bibbia
 
 
APPRENDIMENTO DI BASE: La dottrina cristiana rileggendo la Bibbia in chiave messianica vi ha scoperto l’annunzio della venuta di un re-Messia che doveva portare a definitivo compimento il rapporto tra Dio e l’uomo, dopo quello instaurato inizialmente con il popolo d’Israele. Questa visione messianica elaborata dalla primitiva teologia cristiana, che non fu accettata dalla maggior parte degli Ebrei, vede in Gesù Cristo colui che attesta l’evoluzione del rapporto tra Dio e l’uomo negli ultimi tempi, portando a compimento le Scritture sulle quali si fondava la fede di Israele. 
In ogni caso ‘Scrittura’ e ‘Parola’ rimangono il tesoro spirituale comune alla chiesa cattolica ed ebraica. L’obbedienza comune all’Unica Parola di Dio deve costituire anelito di speranza e di impegno per costruire nel domani l’unità di tutti coloro che indistintamente si ispirano e si identificano nei valori trasmessi dalla Bibbia. 

APPROFONDIMENTO: Se enigmi scientifici sono l’origine e i contenuti della fede ebraica, inspiegabili ne risultano pure gli sviluppi. Infatti, nonostante i piani divini avessero assegnato agli Ebrei un ruolo eternamente speciale, la Bibbia avverte che verrà un giorno in cui il popolo ebraico perderà il privilegio del ruolo di guida esclusiva, spirituale e religiosa, del Dio d’Israele. Questo popolo eletto, pur rimanendo testimone e custode della fede cui ha dato origine, colpito da una sorta di cecità, esaurirà il suo impulso creativo e profetico. Ne conseguirà che il nuovo popolo di Dio non sarà più formato soltanto da Israeliti, e la loro fede si estenderà a tutti i popoli della terra. Infatti l’Antico Testamento annunzia la venuta di un re-Messia per attestare l’evoluzione del rapporto tra Dio e l’uomo: un approfondimento di fede che, pur senza rinnegare le origini, doveva condurre ad un “nuovo patto d’alleanza” che rinnovasse e superasse in profondità quello stretto inizialmente da Jahvè con il popolo d’Israele.
È innegabile che la dinamica prevista con qualche millennio d’anticipo si sia realizzata puntualmente: Israele ha davvero passato lo scettro del predominio religioso ad un popolo nuovo che da lui è sorto, guidato da un nuovo pastore, quel “Gesù” annunziato in numerose pagine dell’Antico Testamento da una lunga serie di uomini, ma che la maggior parte degli Ebrei non avrebbe accettato. Il primo secolo d.C. vide, infatti, da una parte il declino della nazione ebraica e dall’altra la nascita della comunità cristiana che si distaccava progressivamente dal giudaismo.
La teologia ebraica elaborava la propria tradizione interpretativa durante il periodo rabbinico classico, dal secolo II° a.C. all’VIII° della nostra era, legando l’universalismo della creazione “esclusivamente” ad Israele. Affermava che Dio, nel rivelarsi all’uomo, ha messo al centro del suo “Piano” unicamente il popolo ebraico, creato ad immagine spirituale di Dio. 
La primitiva teologia cristiana, invece, rileggendo i testi antichi alla luce della “Progressività della Rivelazione”, vi ha scoperto la chiave di lettura e il senso profondo da attribuire al Dio descritto nel Vecchio Testamento, la cui fisionomia gradualmente confluisce nell’immagine piena e definita di Gesù stesso, che ne assume i valori incorporandoli nei Vangeli. Sotto questo aspetto, Gesù avrebbe portato a compimento le Scritture che strutturavano la fede d’Israele. Da questo ne scaturiva una straordinaria elaborazione sulla vita di Cristo che sfociava in un “pensiero teologico” a cui successivamente attingeranno le religioni cristiane (cattolici, ortodossi e protestanti).
Nonostante i troppi drammi storici che hanno provocato profonde divisioni, Scrittura e Parola di Dio rimangono il tesoro spirituale comune della chiesa cattolica ed ebraica. In ogni caso, la Chiesa Cattolica non può non considerare di essere la continuazione di quel popolo nel quale è nato Cristo, né può dimenticare di avere ricevuto la Rivelazione a mezzo del popolo d’Israele. L’obbedienza comune all’Unica Parola di Dio deve costituire anelito di speranza e motivo di impegno per costruire nel domani l’unità di tutti coloro che indistintamente si ispirano e si identificano nei valori spirituali trasmessi dalla Bibbia.
 
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