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IL LIBRO DELLA GENESI - IL PECCATO ORIGINALE
 
 
39 - FINE DEL DILUVIO
 
(da Gen 8, 1-17)
Dopo le acque cominciarono ad abbassarsi e il diciassetesimo giorno del settimo mese l’arca si posò su una cima del monte Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e lasciò andare un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate dalla superficie della terra. Quindi mandò fuori una colomba ma non trovando alcun luogo dove posarsi ritornò nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba; la colomba tornò a lui sul far della sera: aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese allora che le acque si erano ritirate dalla terra. Noè tolse il tetto dell’arca e il ventisettesimo giorno del secondo mese la terra era completamente asciutta. Allora Dio ordinò a Noè: Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli. Fa uscire anche tutti gli animali perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e diventino numerosi.

COMMENTO AL TESTO
: Dio dunque salva Noè e tutte le creature dell’arca dopo che per circa un anno intero le acque avevano ricoperto la terra. Alla fine del diluvio l’arca atterra dolcemente sui monti dell’Ararat, un nome citato almeno altre tre volte nella Bibbia, identificabile probabilmente con l’attuale Armenia. Noè sonda la nuova situazione climatica attraverso due uccelli, un corvo e una colomba. Quest’ultima offre nel becco il segno della nuova vita e dell’armonia ritrovata sulla terra tra Creatore e Creazione.
 
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