(da Gen 9, 1-28)
Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: Siate
fecondi e moltiplicatevi, popolate e dominate la terra. Tutti
gli animali della terra sono messi in vostro potere, potete
disporre per cibarvi di quanto si muove e ha vita. Vi do tutto
questo, come già vi ho dato le verdi erbe e le piante. Soltanto
non mangerete la carne con il suo sangue: perché nel sangue c’è
la vita. Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io ne
domanderò conto ad ogni essere vivente, e punirò ogni uomo che
ha ucciso un altro uomo: ‘chi sparge il sangue dell’uomo
dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l’uomo’. Poi Dio disse a Noè e ai suoi figli:
Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i
vostri discendenti dopo di voi e con ogni essere vivente intorno
a voi: uccelli, bestiame e bestie selvatiche, quelli che sono
usciti dall’arca e quelli che vivranno in futura sulla terra. Io
stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto
nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio
devasterà la terra. Dio aggiunse: Questo è il segno
dell’alleanza che io pongo tra me e voi e tra ogni essere
vivente che è con voi e per tutte le loro generazioni: ho messo
il mio arco fra le nubi ed esso sarà il segno dell’impegno che
ho preso verso il mondo. Quando comparirà fra le nubi
l’arcobaleno io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra
Dio e ogni essere che vive sulla terra. Dopo il diluvio Noè
visse trecentocinquanta anni. Quando morì aveva
novecentocinquanta anni.
COMMENTO AL TESTO: Dio non è punitore, perché il disegno di
Dio è quello di ristabilire l’ordine originario della creazione.
L’autore biblico ricorre alla metafora dell’ira e del castigo di
Dio per fare risaltare l’iniquità e il peccato dell’uomo di
fronte al dilagare di una società anti-divina che si
autocondanna alla rovina. Dio auspica il pentimento e la
conversione per permettere all’uomo di sintonizzarsi con la
misericordia divina e di reintegrarsi nell’ordine primordiale.
Alla nuova umanità Dio riserva la stessa benedizione delle
origini. Ora l’uomo potrà cibarsi anche degli animali, ma con la
riserva di astenersi dalla carne con il sangue. Sulla scia di
questa frase Israele imporrà nella legge di Mosè di non mangiare
il sangue, simbolo della vita. L’autore sacro con questo vuole
esaltare il primato assoluto di Dio sulla vita: l’uomo porta in
sé il sigillo stesso di Dio ed è per questo che la sua
esistenza, simboleggiata nel sangue, è affidata solo al
Creatore.
Noè rappresenta la radice dell’uomo nuovo purificato dal peccato
originale. La benedizione manifesta la grazia divina che si
effonde e dà origine all’uomo nuovo. Noè diventa il capostipite
dell’umanità che ricomincia, e Dio rinnova a lui le stesse
benedizioni date al capostipite Adamo. La trama del male è
cancellata dalla grazia divina che elide la maledizione del
suolo. Alla benedizione si aggiunge l’alleanza tra Dio e Noè,
con l’ impegno da parte di Dio di solidarietà e di salvezza, e
con la promessa di tutelare per sempre la sua creazione, anche
se in essa talora dovesse affiorare il male.
L’arcobaleno diventa il segno visibile
della promessa di Dio nei confronti di Noè, dei suoi discendenti
e degli animali usciti dall’arca, e quindi per l’umanità tutta.
L’arcobaleno è
l’emblema della pace che sta per rinascere tra Dio e l’uomo. La
giustizia ha fatto il suo corso, ora verrà il tempo del perdono.
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