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APPRENDIMENTO DI BASE: La Bibbia non si può iniziare a leggere come un libro qualunque. La Bibbia è un libro scritto da vari autori lontani fra loro nel tempo interi millenni, piuttosto distanti dalla mentalità e dalla cultura degli uomini moderni. Sul piano letterario è costituito da una molteplicità di tecniche espressive che conferiscono al testo diversità di stili narrativi, versioni diverse di un medesimo evento, ripetizioni e talora anche contraddizioni. Tutto questo implica che per lo studio della Bibbia non si può applicare il ‘metodo storico’, così come oggi lo si intende; né si può affontare la lettura del testo biblico come se fosse un testo scientifico. In effetti, a motivo della lontananza nel tempo e nella cultura, oggi è difficile ricostruire sul piano storico e letterario le diverse tappe di un lavoro che hanno coinvolto generazioni molto distanti dalla mentalità e dalle esperienze degli uomini moderni. Per la vastità dei temi trattati e per la diversità e complessità narrativa, è veramente difficile per l’uomo contemporaneo entrare pienamente nel racconto biblico senza un minimo di preparazione alla lettura, come non è altrettanto facile ricercarvi il filo conduttore che lega pagine tanto diverse fra loro sul piano della narrazione. Per poter comprendere e interpretare correttamente la Bibbia, quindi, è necessario avere una guida alla lettura.
La “verità” è che le pagine della Bibbia parlano alle persone di tutti i tempi e di tutte le culture, con il presupposto di trasmettere un messaggio universale volto a dare un indirizzo al senso della vita. Quindi la Bibbia è essenzialmente portatrice di un ‘messaggio spirituale’ e, in quanto tale, va fatta di essa essenzialmente una “lettura religiosa” per scoprirvi quel filo conduttore che, nell’ottica di una logica superiore, unisce pagine tanto diverse e lontane tra loro in un disegno armonico e unitario che va svelato, e cioè il “Piano di Dio per la Salvezza dell’Uomo”. Un corretto “approccio metodologico” quindi deve essere mirato ad una ‘interpretazione teologica’ della Bibbia, affinchè l’uomo del terzo millennio si senta interpellato dagli uomini del primo millennio nel cogliere quei valori universali inerenti il senso religioso della sua esistenza: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo!
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APPROFONDIMENTO: La Bibbia intende rivelare che
Dio è il supremo sovrano dell’universo, colui che regge, governa e domina la storia umana. Attraverso la Bibbia Dio ha inviato il suo messaggio sottoponendo la sua parola ai condizionamenti imposti dalle diverse culture che ne attraversano il racconto. Bisogna innanzitutto considerare che non si può applicare il metodo storico alla documentazione biblica, così come esso lo si intende oggi come genere letterario: la Bibbia descrive eventi e tradizioni del passato, ma non precisamente come accaddero, o come uno storico moderno li documenterebbe.
Per questo è difficile per l’uomo contemporaneo entrare pienamente nella Bibbia senza un minimo di preparazione alla
lettura, poiché si tratta di un libro che raccoglie scritti di carattere e di genere molto vario, rispecchianti gusti e mentalità diverse dei vari popoli dell’antico Vicino Oriente: un mondo lontano e dal nostro linguaggio e dalla nostra cultura. Si deve tenere conto, inoltre, che la Bibbia è stata scritta da vari autori, lontani fra loro nel tempo interi millenni, piuttosto distanti dalla mentalità e dalle esperienze culturali degli uomini moderni. Soprattutto non si deve dimenticare che questi antichi autori avevano solo rudimentali e puerili conoscenze scientifiche; quindi non ci si deve scandalizzare se esprimono i loro pensieri religiosi e le più alte verità teologiche e spirituali con un linguaggio primitivo e popolare, spesso impregnato di mitologie, magari desunto sulla base di erronee rappresentazioni cosmologiche ed astronomiche del tempo.
La Bibbia contiene una notevole varietà di generi narrativi (avvenimenti storici, sociali, politici e religiosi) esplicitati con una molteplicità di ‘tecniche espressive’ e di ‘tradizioni popolari’ che apportano ai testi condizionamenti, contraddizioni, versioni molto diverse di un medesimo evento, ripetizioni, stili e salti narrativi: tutti questi fattori contribuiscono a rendere la lettura poco fluida sul piano della narrazione. La Bibbia, infatti, descrive i più svariati racconti (carestie, guerre, schiavitù, ricordi di antiche esperienze quotidiane, le migrazioni di un popolo, i governi, l’esilio, il dominio di nazioni su altre nazioni etc, etc.); utilizza immagini suggestive e simboliche, senza curarsi della loro coerenza e senza indicarne le fonti. Sul
“piano letterario”, in un intreccio inscindibile fra parola e azione finalizzato al progetto di Dio della salvezza dell’uomo, contiene racconti storici, prosa e poesia, raccolta di leggi e brani religiosi impregnati di dogmatismo, norme di saggezza, proverbi, visioni e canti liturgici, novelle e poemi, predicazioni e preghiere. Sul
“piano storico”, descrive le vicende dei suoi principali protagonisti (i patriarchi, il popolo ebraico, i re, i profeti, i sapienti, Gesù, gli apostoli, i primi evangelizzatori). Sul
“piano religioso”, delinea le tappe del rapporto dell’uomo con Dio a cominciare dalla creazione, la caduta, il perdono, l’alleanza, le promesse, la fedeltà, i peccati, le attese, il messia, la croce, la redenzione, la risurrezione.
A motivo della lontananza nel tempo e nella cultura, e di tanta molteplicità e complessità
narrativa, è veramente difficile oggi ricostruire le diverse tappe di un lavoro che coinvolge generazioni così distanti dalla mentalità e dalle esperienze degli uomini moderni; per questo è alquanto complesso interpretare la Bibbia nella mentalità e nei modi di vivere che essa riferisce, come non è altrettanto facile ricercarvi il
“filo conduttore” che lega pagine tanto diverse fra loro sul piano narrativo.
La Bibbia non si può iniziare a leggere come un libro qualunque, è necessario avere una guida alla lettura.
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Le pagine della Bibbia parlano alle persone di tutti i tempi e di tutte le culture col presupposto di trasmettere un
messaggio universale volto a dare un indirizzo religioso al senso della vita dell’umanità.
Gli autori biblici testimoniano la rivelazione di Dio e i suoi rapporti con gli uomini, in relazione non soltanto con gli aspetti positivi della vita, ma anche di quelli negativi, come guerre, depravazioni, omicidi. Peccati, debolezze, inganni, corruzioni, stragi, di sicuro non intaccano la trascendenza di Dio, perché esprimono la sua volontà di entrare in questo mondo che egli ha creato, con l’intento di riportarlo alla bellezza e all’armonia originale dopo la caduta dell’uomo nel peccato originale. Appare chiaro, quindi, che grande deve essere lo sforzo interpretativo (=ermeneutico) del lettore per comprendere il modo con cui Dio agisce nella storia, servendosi anche di persone apparentemente ambigue e perfino malvagie.
Tutti gli studiosi concordono nel ritenere che per poter accedere con cognizione al testo biblico è necessario che il lettore possieda una
chiave di lettura. È indispensabile che il lettore sia fornito di una minima formazione biblica di base, sul piano storico, linguistico e letterario, al fine di conoscere l’ambiente in cui ciascun autore è vissuto, e di comprendere il genere letterario all’interno del quale è stato scritto il testo. È necessario fornire al lettore le
‘linee guida di lettura’ essenziali affinché egli possa essere in grado di fare una
lettura religiosa degli eventi storici salienti riportati nella narrazione biblica. Altrimenti c’è il rischio di non comprendere la Bibbia o di scandalizzarsi inutilmente, di fronte a certe pagine dove con forza trasuda un’umanità violenta che arriva a coinvolgere perfino la stessa identità di Dio. Solo a queste condizioni la lettura della Bibbia può costituire per gli uomini del nostro tempo un’esperienza di confronto e di incontro con parole antiche cariche di una forza spirituale non superata, capaci di mutare l’orientamento di una vita per nutrirla di una speranza nuova. Infatti la
Bibbia è fondamentalmente un libro religioso. Dio vi si trova nominato migliaia di volte. Questo Dio, chiamato Javhè, non è un soggetto astratto, ma un essere concreto che agisce nella storia, stringe relazioni misteriose con gli uomini e ne dirige gli avvenimenti. Un Dio pur invisibile, ma che non abbandona mai il suo popolo. Un Dio, però, a cui ciascuno deve rendere conto delle proprie azioni.
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Per un corretto approccio con il testo biblico, una delle prime cose da considerare è che non si può affrontare la lettura della Bibbia come se fosse un testo scientifico. Infatti, gli uomini che cominciarono a scrivere le prime pagine della Bibbia non avevano a disposizione le nostre cognizioni; inoltre bisogna capire che essi si esprimono secondo le conoscenze storiche, geografiche e scientifiche del loro tempo. Basti pensare all’immagine della terra, ancora descritta come un disco piatto posta al centro del creato, circondata da un oceano primordiale. In secondo luogo bisogna capire che Dio parla all’uomo alla maniera umana. Questo comporta necessariamente di considerare il
contesto culturale del tempo entro cui gli autori biblici si esprimono, per situarlo nel suo ambiente originale. Essi presentano fatti e pensieri conformi agli usi e alle mentalità di epoche diverse dalla nostra. Quindi bisogna intuirne il senso per rapportarlo ai modi di intendere e di raccontare consoni della loro epoca. Né si può trascurare il
contesto morale del momento storico a cui si riferisce la narrazione biblica. Ogni epoca ha avuto il suo livello morale: tutto il percorso della narrazione biblica delinea la lenta evoluzione che subisce il “concetto di coscienza dell’uomo” nel corso dei secoli. In un mondo in cui l’unicità di Dio era minacciata dal pluralismo delle civiltà pagane, il popolo eletto, nei primi attimi della sua storia travagliata, si sente al sicuro solo dietro la distinzione drastica tra bene e male. A contatto con la cultura e la religione dei popoli pagani, Israele può mantenersi fedele al suo Dio solo aderendo alle prescrizioni dettate dalla
“Legge” e osservandole scrupolosamente. Per questo, le azioni di guerra che si trovano descritte nella Bibbia non vanno viste come operazioni militari, quanto come “atti sacerdotali” che non sono mirati alla conquista di un territorio, bensì alla eliminazione del male. Alla luce di queste considerazioni, allora si può comprendere che il
vero nemico da combattere, e contro il quale Dio appare nelle vesti di guerriero o di vendicatore, in definitiva è il
peccato e il male.
Ciò porterà Israele a condannare il ‘diverso’, compiendo talvolta gesti di violenza e di scandali morali, un genere di azioni che oggi possono suscitare profonde perplessità e disagio in quel lettore che si accinge ad una prima lettura del testo biblico.
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Una corretta interpretazione della Bibbia, quindi, implica non solo che i fatti raccontati non siano visti soltanto nel dettaglio della loro cronaca, ma che di essi ne va fatta essenzialmente una
lettura storica in chiave teologico-religiosa, rilevando come attraverso la
“Progressività della Rivelazione” linguaggio, simboli, e immagini man mano si vanno purificando, fino ad arrivare alla
“Rivelazione Definitiva” di Dio Padre, offerta da Gesù Cristo nei Vangeli.
Una interpretazione puramente letterale del testo potrebbe sfociare nel fondamentalismo. Per questo va compiuto uno sforzo intelligente e costante di penetrare nella mente dell’autore per coglierne il
‘senso originario e genuino’. Occorre comprendere innanzitutto che l’insegnamento di Dio, anche se impartito attraverso uomini di determinate epoche, trascende ogni condizionamento storico. Considerando che intercorrono, ad oggi, oltre duemila anni dalla redazione dei testi biblici, bisogna analizzare con attenzione il senso delle cose che gli autori biblici volevano affermare in quel preciso momento storico, occorre andare alla ricerca dei mille fili nascosti che legano la “Parola” di Dio alla parola degli uomini, per ricavarne il significato spirituale che essi volevano trasmettere. Tutti gli studiosi dei testi delle Sacre Scritture concordano nell’affermare che i racconti biblici si pongono al di sopra di ogni singola vicenda umana. Solo attraverso una illuminata investigazione della sua fisionomia e del suo duro linguaggio sarà possibile penetrarne il significato teologico dove aleggia lo Spirito di Dio.
La Bibbia è portatrice di un messaggio universale che oltrepassa concezioni scientifiche e modelli culturali veicolati dalla storia antica e moderna, il cui significato può essere percepito solo dopo aver individuato il
‘filo conduttore religioso’ che lega in maniera stupefacente la prima e l’ultima pagina della narrazione biblica. Senza lasciarsi fuorviare da visioni di dettaglio, va individuato quel
‘filo conduttore spirituale e teologico’ che, nell’ottica di una logica superiore, unisce pagine tanto diverse e lontane fra loro in un disegno armonico e unitario che va svelato, cioè il
“Piano di Dio” per l’uomo. Per i credenti della religione cristiana e per quelli della religione ebraica, la Bibbia contiene la
“Sacra Scrittura”, ciò perché ritenuta un libro d’ispirazione divina. Si ritiene che Dio, in circostanze diverse, si sia servito di uomini diversi (profeti e scrittori sacri –agiografi-), quali strumenti per trasmettere la sua Parola, in modo che lui stesso ne risultasse l’autore. La
<Parola>, che esprime la Rivelazione Divina, è ritenuta dotata di una forza capace di agire e operare con irresistibile efficacia nell’uomo e nella storia di ogni tempo ed epoca.
Secondo gli studiosi, la Bibbia va letta nell’ottica della “Storia del Progetto di
Salvezza” offerta da Dio agli uomini a più riprese, e con una insistenza così pressante che non disarma neanche davanti ai più clamorosi fallimenti. Si capisce allora che la lettura della Bibbia non può ridursi ad una semplice operazione culturale, dove il lettore vi debba trovare ad ogni costo fatti coerenti e notizie storiche controllate, ma deve svolgersi soprattutto all’interno della fede degli autori, al fine di estrapolarne dai contenuti narrativi quei valori spirituali orientati a rispondere non tanto ‘al come e quando è successo’, ma al ‘perché’ e al ‘senso’ religioso della vita:
“chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo!”
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Un corretto approccio metodologico presuppone, anche, che non si può né si deve recepire acriticamente o passivamente la visione storico-culturale della Bibbia rimanendo ancorati alle mentalità del passato. Cioè, non basta solo andare alla ricerca del senso originario di ciò che l’autore biblico in quel preciso momento potè e volle esprimere, ma bisogna sforzarsi di intravedervi i punti di riferimento con il presente. Il <metodo
storico-critico>, mirato unicamente alla ricerca del senso originario del testo biblico, applicato dagli anni ’40 allo studio esegetico della Bibbia, per quanto attraverso una riflessione accurata possa contribuire ad intuire il “valore spirituale” racchiuso nella parola dell’autore biblico, potrebbe non consentire l’attualizzazione del testo biblico. Il metodo storico-critico nasconde il pericolo di confinare la “Parola” di Dio al passato, impedendone la percezione della sua portata universale. Per questo motivo, negli ultimi anni, si è sviluppato un nuovo metodo di indagine – detto della <esegesi
canonica> - che propone di leggere i singoli testi biblici nel contesto della visione unitaria (spirituale e teologica) dell’intera Scrittura. L’esegesi canonica, messa in rilievo recentemente da Papa Benedetto XVI° nel suo libro Gesù di Nazarèt, cerca di interpretare nella globalità del messaggio religioso la coerenza interna e l’attualità della Bibbia. Ne consegue che “l’indagine storica non può prescindere dalla teologia, la quale soltanto permette di comprendere, alla luce della fede, la realtà significata e la spiritualità espressa dal testo biblico. L’esegesi canonica non è in contraddizione con il metodo storico-critico, anzi lo sviluppa in maniera organica e lo fa diventare pura teologia’ (Joseph Ratzinger).
L’applicazione di questa nuova metodologia di indagine consentirà una interpretazione puramente teologica della Bibbia.
Così:
■ sarà possibile dischiudere le potenzialità intrinseche insite in scritti antichi,
apparentemente anacronistici ed eterogenei, per attualizzarli nel proprio
periodo storico;
■ sarà possibile apprezzare l’unità delle Scritture sul piano spirituale;
■ sarà possibile constatare l’incredibile coerenza della Bibbia sul piano
teologico;
■ sarà possibile capire che l’Antico e il Nuovo Testamento sono intimamente
legati e collegati tra loro;
■ sarà possibile comprendere che l’Antico e Nuovo Testamento vedono in
Gesù Cristo la chiave del tutto.
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L’uomo del terzo millennio deve sentirsi interpellato dagli uomini del primo millennio che, nel testimoniare la loro fede, gli parlano attraverso le pagine della Bibbia, invitandolo a ripensare i luoghi comuni della sua cultura, per provocarlo alla riflessione e all’adesione di un nuovo modello di vita. L’uomo d’oggi quindi deve mirare a percepire i
valori universali trasmessi dalla “Parola” di Dio per rapportarli al proprio vivere quotidiano, pur consapevole che il “Piano di Dio” non gli è rivelato nella sua interezza, solo nei punti essenziali, ma in ogni caso sufficienti per consentirgli di cogliere il senso religioso della sua esistenza e i valori spirituali della vita.
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