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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



I° PARTE

GLI INIZI DEL CRISTIANESIMO

 
 
 
I.3.9 Le fonti e le testimonianze su Gesù
 
Gesù nacque e visse in Palestina nel periodo compreso tra l’impero di Augusto (29 a.C.-14 d.C.) e quello di Tiberio (14-37 d.C.)

1°) FONTI PAGANE
Fra le fonti principali non cristiane, la più attendibile è quella dello storico ebreo Giuseppe Flavio che ci ha tramandato notizie ed elementi utili per una ricostruzio-ne della persona di Gesù. Giuseppe Flavio nato a Gerusalemme nel 37 d.C., da fa-miglia di stirpe sacerdotale, abitò a lungo in questa città. Conobbe la prima comuni-tà cristiana di cui s’interessò con atteggiamento critico. Gli studiosi concordano sull’autenticità della sua testimonianza scritta nelle Antichità Giudaiche pubblicata a Roma intorno al 93 d.C.: “In quel periodo visse Gesù, un uomo sapiente chiamato Cristo. Fu uno che compì fatti prodigiosi, un maestro per molti che ricevettero la ve-rità con gioia. Conquistò seguaci sia in mezzo a molti Giudei sia tra molti d’origine greca. E quando Pilato per un’accusa rivolta contro di lui da uomini, che hanno un ruolo guida tra noi, lo condannò a croce, quelli che lo avevano amato fin dall’inizio non cessarono di farlo. E fino a questo momento il gruppo di Cristiani, così chiamati dopo di lui, non è ancora scomparso” (Ant. Jud., 18,63-64). Questo testo riportato in tutti i codici antichi è di fondamentale importanza per attestare la storicità di Gesù. Giuseppe Flavio traccia un profilo di Gesù in sostanziale accordo con i dati evangeli-ci; si tratta, in ogni modo, di una testimonianza preziosa e sostanzialmente favorevole, nonostante provenga da un giudeo ostile alla nuova religione.
A queste frammentarie notizie dell’ambiente ebraico si possono aggiungere in-formazioni ricavate da alcune fonti pagane del I° e II° sec d.C. che danno testimo-nianze indirette del movimento cristiano e del suo fondatore in occasione di episodi che toccano le vicende dell’ambiente romano. Fra questi scrittori, intorno al 112 d.C., Plinio il Giovane governatore della Bitinia, preoccupato per il moltiplicarsi dei Cristiani, li descrive a Traiano come individui che si radunano per cantare inni a “Cristo come ad un Dio”. Tacito, nell’anno 117 d.C., negli Annali parla di Gesù, fon-datore della religione cristiana e giustiziato dal procuratore Ponzio Pilato al tempo dell’imperatore Tiberio. Racconta, inoltre, con dettagli raccapriccianti i supplizi usa-ti contro i Cristiani perseguitati da Nerone che li accusava di aver provocato l’incendio di Roma. Infine, verso il 120 d.C., Svetonio, segretario degli imperatori Traiano e Adriano, conferma che sotto Nerone furono sottoposti a supplizi i Cristiani e che l’imperatore Claudio espulse da Roma i Giudei che provocavano tumulti a causa di “Cristos”, riferendosi probabilmente ai Cristiani proseliti di Cristo convertiti dal giudaismo. Forse Claudio allontanò da Roma soltanto un gruppo di Ebrei che per contrasti interni a causa della predicazione cristiana avevano turbato l’ordine pubblico. Si noti che questi scrittori pagani, romani d’origine, non riportano mai il nome di Gesù, ma quello di Cristo. Il movimento cristiano non poteva acquistare gran rilevanza nel mondo della cultura romana per l’atteggiamento generale di diffidenza e di disprezzo nei confronti della nuova religione considerata alla stregua di una setta che annoverava proseliti rivoluzionari e nemici dell’impero.
Riferimenti a Gesù sparsi nella letteratura rabbinica più tarda riflettono atteg-giamenti spesso polemici e confusi, chiaramente determinati dal distacco del giudai-smo dalla nascente chiesa cristiana; essi non aggiungono nulla sulla nostra cono-scenza della vita e della figura di Gesù.

2°) FONTI CRISTIANE
I documenti fondamentali per ricostruire il vissuto e l’immagine di Gesù, il Cristo, sono i testi del canone cristiano. Si tratta di una raccolta di scritti in lingua greca che vanno dagli inizi degli anni 50 d.C. circa, alla fine del primo secolo e inizio del II° secolo d.C. Questi testi, scritti da Cristiani per altri Cristiani, sono costituiti da 27 libretti, e tra questi sono compresi i quattro Vangeli.
La prima fonte cristiana databile è quella di San Paolo, intorno agli anni 50-60 d.C., anteriore e indipendente dai Vangeli (all’epoca le tradizioni evangeliche aveva-no già preso corpo, ma i Vangeli, così come li abbiamo ora non erano stati scritti). Sotto forma di lettere, rivolte alle varie comunità, Paolo parla ai Cristiani del mini-stero di Gesù nell’intento di chiarire tratti della sua dottrina. Paolo, nella prima let-tera ai Tessalonicesi, databile intorno agli anni 51 d.C., attesta quello che rappresenta il kerygma centrale del cristianesimo: «Noi crediamo che Gesù Cristo è morto e risuscitato per noi» (Cap.4, 14). All’interno di questi scritti si possono riconoscere alcune “formule” che sono l’eco della vita di fede delle varie comunità cristiane: “Gesù, discendente della stirpe di Davide, ha adempiuto le promesse delle Scritture, ha insegnato confermando la sua dottrina con segni straordinari, ha sofferto, è morto in croce, è risorto, è apparso ad alcuni testimoni, è salito in cielo e siede alla destra di Dio costituito giudice dei vivi e dei morti”. Paolo non si propone di narrare una biografia; solo incidentalmente ricorda fatti e parole di Gesù. Questo dato storico-letterario, in ogni caso, è di fondamentale importanza per capire che tutto il contenuto kerygmatico del cristianesimo a quell’epoca era già noto, e che quindi sin dai primi anni dalla nascita del cristianesimo il “Gesù storico” e il “Cristo della fede” sono uniti in modo inscindibile. Paolo è morto prima che gli evangelisti scrivessero i loro Vangeli. In quell’epoca, infatti, la tradizione evangelica era ancora in larga misura conservata oralmente. Questo particolare c’induce ad una riflessione singolare: tutta la dottrina cristiana si fonda sulle lettere di Paolo da una parte, e i Vangeli dall’altra, due canali paralleli e interdipendenti, ma incredibilmente coerenti tra loro sul piano dottrinale. E’ stupefacente rilevare come le lettere di Paolo, redatte una ventina d’anni prima che si conoscessero i Vangeli, sul piano teologico siano perfettamente in sintonia con gli scritti degli evangelisti, al punto da poter asserire che le lettere di Paolo anticipano, ricapitolano e completano il contenuto dottrinale dei Vangeli.
La fonte principale, e per molti aspetti unica, sulla vita e la figura di Gesù, è costituita dagli scritti tramandati dagli evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Matteo e Giovanni, furono testimoni oculari che rimasero a fianco di Gesù per quasi tutta la sua vita pubblica, gli altri due scrissero dopo essersi documentati. Solo i due evangelisti Matteo e Luca accennano ad un approccio narrativo di tipo biografico; ma i loro dati nel complesso non sono del tutto esaustivi. In quattro redazioni diverse gli evangelisti ci mettono a contatto con la figura storica di Gesù, con quello che egli ha detto e ha fatto durante la sua vita pubblica, fino alla sua morte e risurrezione. Gli Atti degli Apostoli originariamente costituivano un’unica opera con l’autore del Terzo Vangelo attribuito a Luca, come dimostrano le testimonianze del Canone Muratoriano, di Ireneo e di Tertulliano. La separazione del testo dal Vangelo avvenne quando i cristiani optarono per possedere i quattro Vangeli in un solo codice. Ciò dovette avvenire molto presto, prima del 150. Negli Atti è presentata la nascita della Chiesa Cristiana nei suoi momenti essenziali sotto l’azione dello Spirito Santo.

3°) VANGELI APOCRIFI
Di Gesù parlano anche molti scritti cristiani posteriori ai Vangeli, per opera di autori ignoti che sicuramente non erano discepoli o diretti ascoltatori degli Apostoli, i cosiddetti Vangeli Apocrifi. Questi scritti, pur costituendo materiale importante per comprendere l’ambiente e la cultura del tempo, non consentono di accrescere le notizie biografiche su Gesù perché molto spesso, oltre ad inesattezze storiche, cedono al bisogno del fantastico e del miracolistico. I Vangeli Apocrifi sono stati attribuiti falsamente a qualche apostolo (es. Protovangelo di Giacomo, Vangelo di Pietro, di Tommaso etc.); certamente, se da una parte manifestano il loro carattere leggendario, dall’altra confermano l’esistenza storica di Gesù e l’interesse notevole suscitato dalla sua persona. Non si può tuttavia escludere che i Vangeli Apocrifi contengano anche ricordi autentici su Gesù. La Chiesa Cattolica non ha mai accettato i Vangeli Apocrifi perché ritenuti privi d’autenticità storica, frutto di mistificazione ereticali o di pura fantasia. Questo rifiuto rivela la preoccupazione della Chiesa Cattolica di preservare e di trasmettere inalterati i testi dei quattro Vangeli, i soli ritenuti autentici e dichiarati canonici, ossia normativi per la fede cristiana di tutti i tempi.

4°) TESTIMONIANZE DEL II° SECOLO
La testimonianza più autentica è quella di Papia, vescovo di Gerapoli. Nella sua ope-ra scritta verso il 120 riferisce esplicitamente che Matteo, Marco e Giovanni scrisse-ro un Vangelo. L’importanza storica di tale attestazione sta nel fatto che Papia stesso dichiara di aver attinto le sue informazioni direttamente dai discepoli degli Apostoli.
Il vescovo Ireneo, verso il 180, scrive: - di Matteo, che pubblicò il suo Vangelo in lin-gua ebraica, mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la Chiesa; - di Marco, il discepolo e l’interprete di Pietro; - di Luca, compagno di Paolo; - di Gio-vanni che pubblicò il suo vangelo dimorando ad Efeso.
Il Canone Muratoriano, elenco dei libri sacri risalenti al II° secolo (ritrovato da L.Muratori e attualmente custodito nella Biblioteca Ambrosiana di Milano) mutilo nella parte riguardante Matteo e Marco, menziona espressamente Luca e Giovanni.
Il nome degli evangelisti risulta dalle opere di Clemente Alessandrino, Tertulliano e Origene composte intorno al 200.

Dalle testimonianze del II° secolo si rileva che la comunità cristiana primitiva conosceva i quattro Vangeli, e dava loro importanza storica come a documenti provenienti dalla tradizione orale e come a scritti provenienti dal tempo degli Apostoli.
 
 
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