Sin dai primi tempi si notò la marcata differenza
strutturale e di contenuti fra il Quarto Vangelo attribuito a Giovanni e la
narrazione degli altri tre evangelisti, Matteo, Marco e Luca, detti «sinottici»
(dal greco synopsis= convisione o simultanea-mente visibili), perché nei loro
scritti si rilevò la presenza di vistose e sorprendenti concordanze, sia sulla
scelta delle parole, sia nello schema letterario del materiale, al punto da
poterli mettere in tre colonne parallele e confrontarli con sguardo d’insieme.
Accanto a evidenti concordanze, i Vangeli sinottici mostrano non meno evidenti
discordanze, sia sull’ordine cronologico dei racconti sia al loro interno.
Se-condo gli studiosi questa concordanza-discordanza dimostra l’esistenza di
fonti co-muni e di dipendenze letterarie proprie di ciascun vangelo. Lo studio
sinottico dei Vangeli, iniziato nel XVIII sec. per opera di Johann Jacob
Griesbach, ha consentito in ogni caso di osservarne con uno sguardo d’insieme
concordanze e differenze, e si è rivelato uno strumento prezioso e
indispensabile per lo studio scientifico dei Van-geli. Appare evidente che gli
evangelisti si siano vicendevolmente influenzati. I Sinottici si differenziano
profondamente dal Vangelo di Giovanni, sia rispetto al racconto
storico-narrativo, sia sul piano teologico incentrato sulla proclamazione del
Regno di Dio.
I Vangeli Sinottici narrano principalmente ciò che Gesù ha fatto e
detto in Galilea prima di concludere, con un unico viaggio, la sua attività a
Gerusalemme. Hanno tutti la medesima struttura narrativa, che si può
schematizzare in quattro sezioni: a) la preparazione del ministero di Gesù; b)
il ministero in Galilea e la predicazione per la durata di un anno; c) la
salita verso Gerusalemme; d) il ministero di Gerusalemme e il compimento
finale della sua missione in questa città attraverso la passione, morte e
risurrezione.
Giovanni, invece, fa rilevare che la vita pubblica di Gesù si svolge
prevalente-mente in Giudea; riferisce almeno tre viaggi a Gerusalemme.
Quest’affermazione comporta il prolungamento di circa tre anni della vita
pubblica di Gesù. Anche se nelle linee generali ricalca lo schema strutturale
dei Sinottici, il Vangelo di Giovanni presenta aspetti innovativi e originali,
soprattutto nei contenuti teologici, tali da far ritenere il Quarto Vangelo
come la naturale evoluzione spirituale del kerygma apostolico-ecclesiale che
fonda le sue basi sulla tradizione sinottica, sicuramente conosciuta
dall’evangelista Giovanni. Dal confronto dei testi si constatano differenze
sostanziali, anche sul piano geografico, che mettono in risalto una conoscenza
topografica della Giudea e di Gerusalemme più accurata rispetto a quella dei
Sinottici, con citazioni di luoghi rivelatisi esatti, provando che Giovanni
conosceva perfettamente i costumi religiosi e la mentalità giudaica del I°
sec. d.C.
Di là da singole differenze d’ordine cronologico-geografico, appare evidente
che Giovanni abbia seguito un piano diverso dai Sinottici, orientato nel
mettere in luce la centralità della persona di Gesù. Egli ha voluto
ripresentare in modo nuovo la fi-gura di Cristo, dando molto spazio alla sua
azione con uno stile semplice e maestoso nello stesso tempo, soffermandosi,
più degli altri evangelisti, su ciò che Gesù ha detto di se stesso, riportando
lunghi e solenni discorsi. Più che al racconto dei fatti della vita e
dell’insegnamento di Gesù, l’evangelista Giovanni intende approfondire la
riflessione teologica e i ragionamenti dottrinali, sviluppati di solito sotto
forma di dialoghi. Recentemente, accanto ai primi tre vangeli, è stato
riprodotto sinottica-mente anche il testo dell’evangelista Giovanni (Angelico
Pioppi – Sinossi e Commento dei quattro vangeli), ma il suo rapporto con gli
altri evangelisti è costantemente oggetto di vivaci discussioni fra gli
esperti.
Grazie alla sinossi si può facilmente rilevare come alcuni brani siano comuni
a tutti e quattro gli evangelisti, altri a tre oppure a due; qualche passo
compare in un solo vangelo. Indubbiamente lo studio sinottico dei Vangeli,
seguendo il criterio scientifico del confronto, ha permesso di mettere in
risalto la prospettiva teologica e l’apporto specifico di ogni evangelista.
Le diversificazioni storico-narrative fra i sinottici e le interdipendenze di
tradi-zioni o fonti tra essi, pongono la così detta “Questione Sinottica”,
lungi dall’essere risolta in maniera definitiva dagli studiosi. Tra le teorie
che cercano di spiegare le somiglianze-discordanze dei sinottici, una delle
più diffuse è l’ipotesi delle “due fon-ti”, secondo la quale i Vangeli di
Matteo e Luca sarebbero stati composti a partire da due fonti principali: a)
il Vangelo di Marco (il vangelo più antico pervenutici) b) una raccolta di
parole e detti di Gesù, la cosi detta “fonte Q”, identificabile secondo
alcu-ni studiosi con la prima edizione del vangelo di Matteo scritto in
aramaico. Ogni e-vangelista, infine, farebbe capo anche a fonti proprie tratte
dalla tradizione cateche-tica della Chiesa primitiva.
In effetti, alla base della redazione dei Vangeli canonici non si può non
considerare l’ipotesi dell’esistenza di più fonti,
né si può trascurare la continua influenza della tradizione orale. Per tutti
questi motivi non si può prescindere dall’esigenza di
un’approccio multidisciplinare che consideri un’interazione di diverse
metodologie nello studio comparato dei Vangeli.
Tutto questo, in ogni caso, non pregiudica né intacca minimamente la
sostanza del Messaggio Unitario e Universale
inviato da Dio all’umanità ad opera dei quattro evangelisti, le cui intenzioni
non erano certamente quelle di fare storia nel senso letterale della parola,
ma di far conoscere la figura di Gesù at-traverso le ‘molteplici testimonianze
di coloro che lo videro e lo ascoltarono. |