Pochi scritti tra tutti quelli che esistono sono stati
studiati, analizzati e di-scussi quanto i testi evangelici. Grazie a
quest’interesse diffuso, il messaggio cristia-no si trova sul piano storico in
una posizione di grandissimo vantaggio rispetto ad ogni altro movimento
religioso dell’antichità.
Purtroppo c’è da dire che di nessun libro, sia dell’Antico che del Nuovo
Testa-mento, possediamo il manoscritto originale “autografo”. Lo stesso
dicasi, comunque, per altre opere letterarie della stessa epoca. Il motivo
deriva dal fatto che essendo gli scritti riportati su fragili papiri erano
soggetti ad un rapido deterioramento. Tutta-via, possediamo copie
antichissime non molto distanti nel tempo dai manoscritti originali (circa
266), contenenti il testo greco del Nuovo Testamento, ed, inoltre, 84 papiri
conservati in varie biblioteche del mondo (Manchester, Londra, Svizzera,
Bi-blioteca Vaticana, Parigi, Washington, Cambridge etc.).
Nel determinare la fondatezza storica dei racconti evangelici oggi gli
studiosi si avvalgono dei cosiddetti “criteri di autenticità storica'”,
una metodologia scientifica al servizio della ricerca storica in generale, in
grado di dimostrare la fondatezza dei racconti del passato e di emettere un
giudizio di autenticità sui loro contenuti.
La conformità dei dati evangelici con il quadro storico-geografico e
con l’ambiente socio-culturale, politico e religioso del tempo in cui ha
operato Gesù, confermano globalmente la loro storicità e riflettono fedelmente
la documentazione archeologica ed extra evangelica che possediamo sulla
Palestina del I° sec.d.C.:
A) Quadro geografico: Anche se gli evangelisti non sembrano prestare
particolare attenzione alla topografia nel descrivere i viaggi di Gesù,
concordano pienamente con la topografia palestinese comprovata dagli scavi
archeologici;
B) Ambiente sociale: Lavoro, abitudini, professioni, stratificazioni
sociali;
C) Struttura linguistica: Substrato aramaico e schemi didattici orali
(con ritornelli,
parole chiavi, sentenze) atti a facilitare l’apprendimento mnemonico in uso
fra i
rabbini dell’epoca e nella cultura orientale; influenza dell’ellenismo per
quanto
riguarda il linguaggio, la formulazione del pensiero teologico e soprattutto
per la
loro redazione nella lingua greca;
D) Situazione storico-politica: I Vangeli riflettono il quadro storico
e la situazione
politica del I° secolo d.C.; Giuseppe Flavio conferma lo stato di tensione
causato
dalla dominazione romana fra la popolazione;
E) Ambiente religioso: Riflette la situazione del culto e della
religione popolare al
tempo di Gesù. Conferma lo stato di rivalità fra i vari gruppi religiosi
(Farisei-Sadducei), ritualismo, demonismo ed angelologia, tensioni messianiche.
La “critica testuale” conferma che i più antichi manoscritti in nostro
posses-so dei Vangeli sono di pochi decenni posteriori agli stessi originali,
a confronto delle centinaia d’anni che intercorrono fra l’originale e la copia
più antica di poeti e scrit-tori latini. Ad esempio, nel caso del poeta romano
Virgilio, l’intervallo tra la stesura dell’originale e la copia più antica che
possediamo è di ben 350 anni!
Dall’esame di questi documenti non si può negare che i Vangeli:
1) risalgono al I° Secolo d.C., infatti sono citati da autori del I° e II°
secolo che riferiscono già una tradizione;
2) dal confronto con papiri, manoscritti e versioni antiche non emergono
di-vergenze sostanziali, segno dunque che derivano da una fonte comune.
Numerosissime, inoltre, sono le citazioni di brani del Nuovo Testamento
da parte di scrittori antichi nelle loro opere, a testimonianza che la
conoscenza dei Vangeli era diffusa in un’area geografica molto vasta (dalla
Spagna alla Mesopotamia, dall’Inghilterra all’Egitto etc…), nonostante che in
quel tempo la divulgazione degli scritti si presentasse molto lenta, difficile
e laboriosa. L’immagine obiettiva di Cristo che ne emerge non è solo quella di
un personaggio appartenuto alla storia, come un grande uomo e un grande
maestro di morale, ma anche e soprattutto l’identità mi-steriosa della sua
persona.
Gli esperti applicando i nuovi criteri di indagine storica hanno
rafforzato la fiducia nella storicità dei Vangeli, riconosciuti portatori di
un annuncio di fede che si esprime nel ricordo di precisi fatti storici. E’
alquanto improbabile pensare che tutte queste testimonianze accertate su Gesù,
che alla fine sfociano in un grande e articolato progetto religioso
caratterizzato da una perfetta coerenza sul piano dottrinale e teologico, in
continuità con gli annunzi messianici del Vecchio Testamento, possano essere
il frutto di un’immaginazione esaltata o di una fede senza radici, scaturita
semplicemente dall’entusiasmo popolare di un gruppo di discepoli o di una
collettività anonima. La storia insegna che all’origine di tutti i grandi
movimenti culturali e religiosi c’è stato sempre un iniziatore o un capo
carismatico.
La conclusione che si impone, da un punto di vista di critica-storica,
è che l’applicazione dei criteri di storicità ai
testi evangelici prova che la quasi totalità dei materiali
contenuti risultano come autenticamente appartenente alla vicenda di Gesù e in
essi vi possiamo rinvenire il vero volto di Gesù, detto il Cristo.
Certamente ci sono problemi difficili da affrontare sulla figura di Gesù,
perché in-spiegabili sul piano della razionalità. Riguardano, ad esempio, le
questioni della ‘coscienza messianica’, della ‘incarnazione’
della ‘filiazione divina’ e della ‘risurrezione’.
Un dato certo è che, fin dagli inizi del cristianesimo, anche in altri e
numerosi documenti distanti anche parecchi decenni (atti degli apostoli,
lettere di Paolo, inni liturgici) Gesù è descritto unanimemente come “il
Messia, il Figlio di Dio” e il “Cristo risorto”. |