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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



II° PARTE

IL COMPIMENTO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA


 
 
 
II.4.16 I VANGELI – Considerazioni finali
 
I Vangeli costituiscono un genere letterario unico e originale, non identificabile con nessuno dei generi letterari antichi. Pur non essendo opere di storia, tuttavia rientrano nel genere storico perché raccontano fatti realmente accaduti. Ma il loro genere letterario è del tutto particolare, perché hanno un carattere di annuncio e il loro scopo è di provocare la decisione alla fede.
I Vangeli descrivono la figura di Gesù e il suo insegnamento, ossia quello che ha detto e ha fatto durante il suo ministero terreno fino alla morte e risurrezione. Più che biografie, vanno considerati nell’insieme come testimonianze di storia e di fede, frutto delle esperienze religiose e delle riletture fatte dalle varie comunità cri-stiane primitive dopo gli eventi pasquali (passione, morte e risurrezione).
I Vangeli incarnano il lavoro degli evangelisti mirato a trasmettere l’ultima tappa del “Progetto della Salvezza” inviato da Dio all’umanità per mezzo del Figlio Gesù, servendosi di persone con culture e motivazioni differenti. La lettura dei testi evangelici non va fatta tanto in una prospettiva storico-razionale, quanto invece in una direttiva teologico-spirituale. Gli evangelisti, più che narratori, vanno ritenuti come interpreti della tradizione apostolica del tempo su Gesù.
Per comprendere il mistero della rivelazione, che sta alla base della lettura dei Vangeli, è necessario rinunciare ad una metodologia basata sulla razionalità: né scienza, né filosofia sono strumenti validi per raggiungere Cristo. L’incomprensibilità del mistero è un invito a riconoscere il limite della mente umana; attesta che l’uomo con le sue sole forze non può penetrare il mistero di Dio. Ciò non umilia la ragione ma, mettendola in uno stato di ascolto, potrà consentire a ciascuno di aprirsi alla fede e alla sua accoglienza. Da qui nasce quel continuo processo di rilettura dei testi evangelici per coglierne il mistero profondo, nella speranza che possa diventare orientamento per la propria esistenza.
I Vangeli nascono nel momento in cui i testimoni della prima ora stavano per scomparire, sotto la spinta determinata dall’urgenza di mettere per iscritto la buona notizia, di lanciare il grido dell’araldo, il “kerygma” cristiano. Geografia, topografia, paesaggi, situazione politica e sociale erano considerati secondari da quegli araldi della fede, banditori di salvezza. Interessavano solo come elementi di cornice, necessari ad inquadrare l’azione e l’insegnamento del Cristo risorto in un contesto reale. La loro unica preoccupazione era rivolta a dare un significato spirituale alle parole e agli atti di Gesù, e a suscitare nel lettore la fede nella persona del Cristo Salvatore del mondo, mettendo in luce la sua umanità e il suo infinito amore per gli uomini.
È come se gli evangelisti avessero considerato secondario l’avvenimento storiografico dei fatti, rispetto alla centralità della loro testimonianza di fede, cioè come l’involucro che contiene l’evento: due momenti fra loro complementari, ma nello stesso tempo inscindibili, da cui scaturisce l’impossibilità di separare il “Gesù storico”, ricostruito con i soli strumenti della ragione storica, dal “Gesù della fede”, ricostruito alla luce del Mistero della Risurrezione.
Possiamo concludere affermando che i “Quattro Vangeli” formano quattro letture diverse e diversificate sul piano storico-narrativo e dottrinale, ma sintoniche sul piano del messaggio spirituale e teologico. In definitiva, “Quattro letture sincroniche” che non si contraddicono, ma che straordinariamente si arricchiscono re-ciprocamente, integrandosi e completandosi l’un l’altra.
 
 
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| VOLUME 2 |