Autore del “Quarto Vangelo”, fu probabilmente
Giovanni il figlio di Zebedeo, il discepolo prediletto di Gesù, spesso citato
nei quattro Vangeli e che si identifiche-rebbe con Giovanni Apostolo, uno dei
Dodici che seguì Gesù in tutto il suo ministero fino ai piedi della croce,
dove ricevette in consegna sua madre. Lo stesso evangelista Giovanni
s’identifica come il discepolo prediletto da Gesù e, al contrario degli altri
tre Vangeli che non contengono alcuna descrizione diretta dei loro autori,
egli suggella in più passi della narrazione l’autenticità del suo Vangelo
nelle qualità di testimone oculare dei fatti raccontati. L’autore dichiara le
sue intenzioni nel Cap. 20, 30: “Aiutare il lettore a credere che Gesù è il
Messia e il Figlio di Dio”.
Giovanni scrive a distanza di circa sessanta anni dopo la morte di Gesù. La
da-ta di composizione è incerta, dovrebbe collocarsi intorno agli anni 90-100
d.C. La lingua, un greco elementare, e lo stile denotano un’origine
palesemente giudaica, anche se nel testo si trovano risonanze provenienti
dalla cultura greca (basti pensare al “logos” del prologo). Difatti, secondo
la tradizione, l’evangelista Giovanni avrebbe scritto il suo Vangelo ad Efeso,
metropoli dell’Asia Minore, dove si era costituita una comunità cristiana.
Nonostante la distanza che separa la redazione del Quarto Vangelo dal vissuto
di Gesù, dalla narrazione emana un gran senso di veridicità e di autenticità.
Dal rinvenimento di papiri egiziani del II° sec. che riportano testi di
Giovanni, si dimostra che all’ epoca il vangelo di Giovanni era già diffuso
nel medio Egitto. Altri ritrovamenti di manoscritti appartenenti alla comunità
degli Esseni, rinvenuti a Qumran presso il Mar Morto, hanno dimostrato molte
affinità letterarie con il linguaggio e lo stile letterario del Quarto
Vangelo, come i dualismi “luce e tenebre”, “verità e menzogna”, “spirito e
carne”.
L’opera, certamente maturata lungamente negli anni, è stata redatta da
Gio-vanni nella vecchiaia, con il possibile apporto di qualche suo discepolo
nella stesura definitiva. È ipotizzabile che Giovanni, avanti negli anni, di
fronte alle minacce e-sterne cui andava incontro la comunità giudeo-cristiano,
sia stato spinto dai suoi stessi discepoli a mettere per iscritto la parte
essenziale della sua catechesi e che, alla fine dello scritto, coloro i quali
lo assistevano nella redazione abbiano apposto a guisa di sigillo una
dichiarazione finale d’autenticità: «Questo è il discepolo che rende
testimonianza su questi fatti e li ha scritti, e noi sappiamo che la sua
testimonianza è vera» (Gv. 21,24). Il capitolo 21, verosimilmente aggiunto
da un secondo redattore in un periodo successivo alla sua morte, rende onore
alla testimonianza del discepolo amato.
È noto che il Quarto Vangelo rappresenta un’opera complessa in cui è molto
difficile scoprirvi un filo conduttore narrativo. Per questo motivo gli
studiosi tentano da sempre di apportare chiarimenti al testo di Giovanni per
spiegare il significato di alcuni pezzi che sembrano senza legame con il
contesto. Neanche è da escludere l’ipotesi che l’opera originale abbia subìto
aggiunte e ritocchi in epoche successive.
Con Giovanni si chiudeva l’era apostolica dei primi testimoni. |