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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



III° PARTE

IN CONTEMPLAZIONE DEL MISTERO


 
 
III.1.0 PROFILO STORICO-TEOLOGICO DI GESU’ E DEI VANGELI
 
III.1.1 La vita, la figura e l’attività ministeriale di Gesù nella narra-zione degli evangelisti
 
I quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni ci hanno narrato la storia di Gesù di Nazarèt, un uomo singolare vissuto in Palestina. Come abbiamo già detto in altra parte della trattazione, quasi tutto ciò che si sa sulla vita di Gesù ci proviene dai Vangeli, attraverso i quali, però, non è possibile tracciare una precisa ricostru-zione storico-biografica degli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua attività pubblica, iniziata all’età di trent’anni circa. Dai Vangeli apprendiamo che Gesù iniziò la sua attività suscitando grande entusiasmo tra la gente della Galilea; la sua immagine si caratterizzò fin da principio per l’autorevolezza del suo insegnamento e per i miracoli straordinari che compiva. Per questo fu riconosciuto presto dalle folle come “maestro” (rabbi, in aramaico) e come “profeta”. Gesù predica il Regno di Dio in parole e opere. Non insegna solo nelle Sinagoghe come i Maestri della Legge, ma predica per le strade percorrendo i villaggi della Galilea e della Giudea. Dal racconto degli evangelisti appare che, fin dall’inizio della sua attività pubblica, Gesù ebbe cura di formare attorno a sé una cerchia ristretta di discepoli che chiamò alla sua sequela per farne i testimoni principali della sua vita e i continuatori della sua opera. Costoro ne condivisero la vita, e lo seguirono ovunque per tutto il suo ministero itinerante, potendo così ascoltare e assimilare il suo insegnamento, osservare le sue gesta, sino al dramma della passione che provocò in loro uno smarrimento temporaneo.
Gesù invita i suoi primi discepoli a seguirlo: sceglie dodici uomini, i dodici A-postoli, che presto diventano suoi amici intimi, ma essi solo a poco a poco si accor-gono che Gesù è il Messia. Gesù non vuole che lo si dica apertamente per non sem-brare il capo di una rivolta contro i Romani. Comincia ad insegnare in pubblico, manifestando la sua “gloria” con segni e miracoli. Opera il suo primo miracolo cam-biando l’acqua in vino durante un banchetto nuziale: da allora in poi Gesù continua la sua vita pubblica fino all’ultimo viaggio verso Gerusalemme. La descrizione e la successione degli avvenimenti nei quattro Vangeli varia secondo lo scopo, l’interesse specifico dell’autore e il piano teologico dell’opera.
Durante la sua predicazione Gesù annunciava che il nuovo popolo di Dio non doveva nascere a seguito di un intervento divino spettacolare, ma dal dramma della croce, deludendo così le attese dei Giudei, dei sacerdoti e dei capi religiosi che inco-minciarono ad ostacolarlo. Il suo umile messianismo, che si manifestava nell’accoglienza dei poveri e dei peccatori, e nel ridare fiducia alle donne e ai bambi-ni, attirò subito la simpatia della gente povera e semplice, ma irritò profondamente le guide spirituali del popolo. La crescente popolarità di Gesù e le accuse roventi che rivolse loro, furono motivi per innescare incomprensioni e astiose controversie. Per questo gli tenderanno insidie con domande provocatorie, alla ricerca di una ragione per eliminarlo, ma cercando nello stesso tempo di non dare nell’occhio, lontano dalla folla. Varie volte probabilmente si reca a Gerusalemme. Nella primave-ra del 30 d.C. vi si recò per l’ultima volta: sapeva che la sua vita era in pericolo e che presto avrebbe lasciato questo mondo per portare a compimento, con la sua morte, l’annunciata opera di salvezza. Gli eventi dell’ultima settimana, che trattano il dramma della morte e la gioia della risurrezione di Gesù, sono riportati dai Vangeli con incredibile ricchezza di particolari. A questi avvenimenti, infatti, gli evangelisti dedicano molto spazio perché ritenuti, ai fini della fede, fra i più importanti di tutta la loro narrazione.
Non si può provare scientificamente che i Vangeli riproducano le parole testuali di Gesù. Tuttavia, attraverso studi recenti di linguistica e accurate ricerche sulle tradizioni religiose e popolari del tempo, è stata provata l’originalità della tecnica d’insegnamento e di molte parole pronunciate da Gesù che non trovano riscontro nella letteratura giudaica contemporanea ai tempi in cui visse Gesù. Ad esempio la parola “Abba” (papà), con cui Gesù si rivolge al Padre, era nei confronti di Dio un appellativo del tutto impensabile per gli ebrei i quali non osavano neppure pronunciarne il nome. La loro origine, quindi, va attribuita alla predicazione di una persona straordinariamente dotata. Gesù non parlava in modo astratto, usava il più delle volte un linguaggio semplice e popolare, spesso pittoresco e ricco d’immagini, per entrare più facilmente in comunicazione con il suo uditorio. Solo così si spiega come Gesù abbia potuto suscitare un gran movimento carismatico inducendo alcune persone perfino ad abbandonare tutto per seguirlo.
Ogni Vangelo sul piano redazionale ha un suo progetto singolare e una visione teologica propria sulla figura di Cristo.
Ciascun autore ha presentato la vita di Gesù attraverso un personale punto di vista, sotto forma di “testimonianza” e in modo anonimo, tanto che nessuno di loro (ad eccezione del Quarto Vangelo attribuito a Giovanni, il cui autore ha suggellato il testo con una dichiarazione finale di autenticità) ha osato porre il proprio nome ac-canto a quello di Gesù, ritenuto l’unico Maestro, l’unico precettore, l’unico vero pro-tagonista e autore dei Vangeli.
 
 
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