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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



III° PARTE

IN CONTEMPLAZIONE DEL MISTERO

 
 
 
 
 
III.1.2 Matteo
 
Spicca per sistematicità ed interesse catechetico. Nella Chiesa antica, l’evangelista Matteo ha sempre occupato una posizione privilegiata per la ricchezza espositiva degli insegnamenti di Gesù ed una sufficiente completezza sotto il profilo narrativo. Matteo rivela un’attenzione particolare nel raccordare la figura di Gesù all’Antico Testamento, riconoscendovi il Messia promesso e atteso. Il Vangelo secondo Matteo è stato definito dalla critica “il vangelo del catechista”, perché in esso è pienamente descritto il Progetto di Salvezza di Dio che confluisce e si conclude ora nella persona di Gesù.
La narrazione di Matteo ruota intorno al significato salvifico della missione di Gesù, a dimostrazione che quello è veramente il Messia predetto dai profeti e atteso dal popolo d’Israele. Matteo è toccato dal dramma del rifiuto del suo popolo, Israele, che non lo riconobbe: un rifiuto che diventa separazione e sradicamento. Ora, la buona novella, cioè l’annuncio del “Regno dei cieli”, può essere fatta anche ai pagani. L’espressione “Regno dei Cieli”, che troviamo solo in Matteo, probabilmente ri-produce la formula usata in aramaico sorta dalla preoccupazione rabbinica di evitare l’impiego del nome di Dio. L’espressione “Regno dei cieli”, il cui avvento dovrà ri-stabilire e riconoscere la sovranità di Dio, è dunque l’equivalente di “Regno di Dio” che è la sola usata dagli altri evangelisti.
L’evangelista Matteo ha cercato di evidenziare l’unità interna dell’opera e del messaggio di Gesù ricollegandosi con l’Antico Testamento, che cita ben settanta vol-te per la preoccupazione di sottolinearne la continuità con il messaggio proclamato da Gesù. Matteo si sforza di interpretare gesti e parole di Gesù, che per l’evangelista rappresenta non solo il Maestro dai tratti maestosi e divini, superiore allo stesso Mosè, ma il modello del concepimento escatologico del progetto di Dio: Gesù è il Messia, il figlio di Davide, che impersona l’obbedienza esemplare alla volontà di Dio; è il Salvatore, colui che porta a compimento l’Antico Testamento, non solo come Legge ma come promessa di salvare l’uomo dal peccato.
Una caratteristica inconfondibile del Vangelo di Matteo è quella di collocare l’insegnamento di Gesù nella cornice di “cinque celebri grandi discorsi” nei quali risuona la voce del Signore che autorevolmente si rivolge alla sua comunità indicandole il cammino dottrinale che deve seguire. Intorno a questi cinque discorsi, dai contenuti prettamente etici - “discorso della montagna”, “discorso missionario”, “discorso in parabole”, “discorso ecclesiale”, “discorso escatologico” -, si sviluppano le sezioni narrative descriventi i fatti e i miracoli di Gesù che mettono in risalto le sue parole indirizzate all’incontro di salvezza nella fede. Essi richiamano il credente a ri-conoscere nell’incontro con Cristo la sua attuale possibilità di salvezza.
Matteo termina il suo scritto rivolgendosi alla sua Chiesa, rappresentata dalla comunità dei discepoli, cristiani provenienti dall’ebraismo. È l’unico evangelista che impiega la parola “Chiesa” quale istituzione, non già rivolta ai soli Giudei che non avevano riconosciuto Gesù, ma aperta a tutte le genti, pagani compresi. La istruisce per formare il vero popolo di Dio: una condizione indispensabile per rendere concreta la relazione del credente con il suo Signore Gesù e per produrre i frutti che Dio attende. L’evangelista Matteo invita il cristiano d’oggi ad assumere l’atteggiamento dei discepoli ai tempi di Gesù.
 
 
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| VOLUME 2 |