Le parrocchie e le comunità ecclesiali,
consapevoli che sono finiti i tempi della cri-stianità in cui tutto era
accolto per tradizione, sono alla ricerca di nuovi progetti ca-techistici e di
formazione biblica volti al “come evangelizzare oggi”. Il rapido cambia-mento
culturale a cui è andata incontro la nostra società in quest’ultimo decennio,
tenuto conto anche dei fenomeni sociali emergenti come la globalizzazione, la
secolarizzazione e la multimedialità, impongono attenzione e responsabilità
nell’impegno pastorale dell’annuncio e della testimonianza del vangelo.
Il vescovo di Noto, S.E. Antonio Staglianò, nella sua lettera ai
presbiteri (Giugno 2009), elenca i rischi ai quali possono andare
incontro le comunità parrocchiali nella guida all’orientamento pastorale:
1°) Rischio della “irreligione”, intesa come religione svuotata dai suoi veri
contenuti con il pretesto di difendere le proprie tradizioni, dove per
tradizione non si intende “di fatto” ciò che intende la chiesa;
2°) Rischio delle pratiche del “devozionismo”, attraverso le quali si pensa di
rendere culto a Dio e in realtà si adora se stessi e la propria fantasia
religiosa;
3°) Rischio dell’ “intellettualismo” che insidia la nostra fede: una
condizione esisten-ziale che etichetta la discrasia tra la conoscenza della
verità di fede e dei principi morali con la mancata applicazione nella vita
personale.
S.E. Antonio Staglianò individua nella parrocchia l’esempio tangibile e
credibile di comunione tra gli uomini nel segno dell’Unità Pastorale.
Auspica che la “parrocchia” possa assurgere al ruolo di “impegno
culturale” come dimensione dell’iniziativa pastorale, ed assumere
un “volto missionario” per raggiungere
l’uomo nel suo vissuto quotidiano, portando l’annuncio sanante del Vangelo in
mezzo alle contraddizioni e ai drammi che contraddistinguono spesso il
convivere sociale. |